di Paul Auster
con Giuseppe Battiston
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
una produzione Teatro dell’Archivolto
Tratta dal romanzo autobiografico (pubblicato nel 1982) dello scrittore newyorkese Paul Auster, L’invenzione della solitudine riconsegna al palcoscenico Giuseppe Battiston, dopo tanti ruoli e progetti cinematografici (l’ultimo, Zoran il mio nipote scemo, girato fra Gorizia e la Slovenia, lo vedremo presto anche sul grande schermo del Pasolini).
Qualche settimana dopo l’inattesa morte del padre, Paul Auster si ritrova nella grande casa di un genitore quasi estraneo, che ha abbandonato da anni la famiglia per ritirarsi in una solitudine caparbiamente distaccata dal mondo e dagli affetti. Così, riscoprendo un padre semisconosciuto e assente attraverso tracce labili, oggetti e carte, il protagonista riscopre i frammenti di una esistenza estranea, che è in parte anche la propria, ripercorrendo la vita di un uomo che si è nascosto dal mondo. Una ricerca del padre scomparso che lo costringe a fare i conti con una perdita, una mancanza che lo strazia come persona e come figlio. Ma “la musica del caso” vuole che lo stesso Auster, proprio in quei giorni, stia per abbandonare la moglie e, ineluttabilmente, anche l’amatissimo figlio. In un mosaico di immagini, riflessioni, coincidenze e associazioni, il destino costringe così Auster a radiografare un’esistenza e a riflettere sulla difficoltà di essere insieme padre e figlio e su come il caso impercettibilmente governi le nostre vite.