venerdì 13 novembre 2015

NON C’E’ ACQUA PIU’ FRESCA

Archivio Teatro e danza 2015/2016

Volti, visioni e parole dal Friuli di Pier Paolo Pasolini
con Giuseppe Battiston e Piero Sidoti
drammaturgia Renata M. Molinari
canzoni e musiche originali Piero Sidoti
disegno luci Andrea Violato
regia e spazio scenico Alfonso Santagata
una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

Uno spetaculut, di sogni e visioni in memoria di un poeta
Giuseppe Battiston e Piero Sidoti sono Sandro e Rico, i due protagonisti di una storia che ha come motivo ispiratore di partenza “Memoria di un Spetaculut” uno dei racconti in cui Nico Naldini ricostruisce i giorni e l’esperienza giovanile dell’Academiuta friulana fondata da Pasolini e dai suoi amici di Casarsa.
Non c’è acqua più fresca ci immerge a piene mani nella sostanza stessa della prima poesia di Pasolini, quella scritta in lingua friulana: la relazione di un poeta con i miti della propria giovinezza, le storie di famiglia, la vita “rustica” di Casarsa, l’attrazione ispiratrice verso una lingua vivace e tutta nuova come il friulano della terra della madre.
Uno spettacolo di apparizioni, di riappropriazioni, anche autobiografiche, di sogni e visioni che nella poesia di Pier Paolo Pasolini si fanno memoria collettiva.

Giuseppe Battiston e la riscoperta della “terra di temporali e primule”
“La prima volta che lessi le poesie in friulano di Pasolini ero un ragazzo, uno studente, le trovai difficili, le lasciai lì… Poi negli anni – come accade spesso con le cose messe da parte o lasciate sul comodino – ritornandoci, compresi perché, da ragazzo, inconsapevole, immaturo forse, non mi era stato possibile comprendere quei versi, che invece parlavano a me dei miei luoghi, i luoghi della mia infanzia. Quelle parole così mie, quei suoni, proprio gli stessi di mio padre, quella lingua che si parlava a tavola, mi raccontavano quella terra di “primule e temporali”, di feste e sagre paesane, di vento, di corse in bicicletta a perdifiato, dell’avvicendarsi delle stagioni nel lavoro dei contadini. Di colori, suoni e profumi. Di quello che fu la guerra e ciò che venne dopo e dopo ancora e di me e di noi, e di quell’acqua:

Fontana di aga dal me país.
A no è aga pí fres-cia che tal me país.
Fontana di rustic amòur.

Insomma i miei ricordi invece di assumere i toni malinconici del passato, si sono ravvivati, fatti nuovi, simili a sogni, e ho così immaginato di poter raccontare un aspetto di quella vita e di quel tempo che nella poesia di Pasolini si fanno memoria collettiva.”
Giuseppe Battiston