mercoledì 13 novembre 2019

Kafka e la bambola viaggiatrice

Contatto TIG 2019/2020

dagli 8 agli 11 anni – scuola primaria e secondaria di I grado

tratto dal romanzo “Kafka y la muñeca viajera” di Jordi Sierra i Fabra
adattamento e drammaturgia Valerio Malorni e Fabrizio Pallara
regia Fabrizio Pallara
con Desy Gialuz e Valerio Malorni
scene e costumi Fabrizio Pallara e Luigina Tusini
immagini video Massimo Racozzi
ideazione e costruzione bambola Ilaria Comisso
organizzazione Sara Ferrari
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG con teatrodelleapparizioni

 “Provate a immaginare uno scrittore. Uno scrittore di nome Franz Kafka. Uno scrittore destinato ad essere fra i più importanti scrittori al mondo, ma questo lui non lo sapeva, forse neanche lo sperava e comunque non lo seppe mai perché in vita solo poche copie dei suoi romanzi vennero vendute, lui infatti faceva un altro lavoro per vivere ma la sua vita era scrivere: immaginare mondi, personaggi, storie.
Provate ora a immaginare un pianto. Un pianto straziante che ti lascia senza fiato, un pianto che ti riempie gli occhi di lacrime e che offusca la vista, che scuote tutto il corpo… dall’interno. Questo pianto, un pomeriggio di autunno del 1923 al Parco Steglitz di Berlino fermò il cammino di Franz Kafka. Nessun altro nei dintorni solo lui, lui e quella bambina che piangeva e piangeva e nessun altro che potesse salvarla da quella enorme tristezza senza nome, se non lui, non un eroe con il mantello o a cavallo, soltanto lui, il nostro scrittore, Franz Kafka”.

“I poeti erigono castelli in aria, i pazzi li abitano, e qualcuno, nella vita reale, riscuote l’affitto.”
J. Sierra i Fabra

LA STORIA
Un pomeriggio. Un parco. Berlino. Il 1923. Franz Kafka ritroso scrittore ancora non raggiunto dalla vera fama s’imbatte in una bambina, Elsi. È l’ultimo anno della sua vita e quell’incontro diventa un’ispirazione, forse l’ultima occasione per gustare la bellezza dello stupore e le emozioni forti e contrastanti dell’infanzia. Kafka si nutre dello sguardo e della curiosità della sua piccola amica, e durante tre settimane il loro rapporto cresce, si evolve, matura intorno ad una storia. Quella bambina aveva perso la sua bambola e questa perdita diventa lo spunto per l’ultima opera del grande scrittore. Ventuno giorni e tante lettere per raccontare un’altra verità: la bambola non si era persa, aveva deciso di partire per un lungo viaggio e quelle lettere avrebbero raccontato con la voce di Kafka, che s’inventa postino delle bambole, le avventure di Brigida. Con un guizzo creativo, all’improvviso, lo scrittore, per consolare Elsi, immagina così un racconto e da lì inizia un percorso che farà crescere e cambiare entrambi, in poche lunghissime giornate. Un cammino fatto insieme per accompagnare la bambina verso la sua prima separazione, dolcemente, attraverso le parole, quelle giuste.
Questa è una storia vera, raccontata dalla voce di Dora Diamant, l’ultima compagna di Kafka. Di Elsi nessuna traccia, delle lettere nemmeno. Ma lo scrittore catalano Jordi Sierra i Fabra prova a ricostruire cosa potrebbe essere accaduto, a riempire i buchi di quella strana e misteriosa vicenda, regalando ai lettori un piccolo libro prezioso e intenso, e un grande racconto.

LA MESSA IN SCENA
Questo testo incontra il percorso del teatrodelleapparizioni, una compagnia che da sempre esplora quella linea di confine sulla quale intercettare gli sguardi di adulti e bambini; quel luogo in cui tutti riescono a stare comodi e a prendere dall’esperienza di uno spettacolo ciò che possono.
È una storia adulta che parla di nostalgia, inquietudini, vita che corre via, è una storia dell’infanzia che dice di stupori, occhi aperti sul mondo, vita che arriva tumultuosa e piena. È il racconto della perdita e dell’abbandono, di come si impara a stare dentro al cambiamento, e di quanto si possa raccogliere dagli incontri, anche i più inaspettati.
Sulla scena un attore, un’attrice e una bambola: Franz Kafka, Dora Diamant e la bambina-bambola, manipolata dall’attrice. Dunque ancora una volta il teatro di figura diventa linguaggio e sostanza nella poetica del teatrodelleapparizioni, per mantenere anche lì vivo lo stare su un confine: tra animato e inanimato.
E il confine torna anche nella scenografia, è una panchina il luogo di questa storia, l’unico posto in cui i due protagonisti esistono insieme; un confine dunque per tracciare un dentro e un fuori, all’esterno in un parco, si realizza un interno intimo e privato: il posto delle lettere.
Dentro una scena essenziale, la panchina è al centro del palco vuoto, e con l’aiuto di videoproiezioni, che animano e descrivono i luoghi del racconto, le immaginazioni di Kafka e il viaggio fantastico della bambola, si sviluppa questo dialogo profondo tra lo scrittore e la bambina.
Come contrappunto, con uno sguardo amorevole e attento, c’è Dora, che accompagna, consiglia, sostiene Kafka in questa sua piccola avventura.
Uno spettacolo che si dipana tra parola, figura e multimedialità, per provare a cogliere da ogni linguaggio ciò che meglio può restituire dell’intensità di un incontro così particolare. Un incontro tra umanità, tra condizioni diverse, diversi tempi della vita, ma dentro un’esperienza che appartiene a tutti: crescere, cambiare, lasciar andare.